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Giorgio Giangiulio: il trionfo dell'eleganza



" Penso che la mia passione per lo stile sia nata il 3 Luglio del 1987, giorno in cui ho deciso che era ora di uscire a vedere che cosa c'era fuori, piazzando un bel calcione alla pancia di mia mamma e venendo al mondo". Giorgio Giangiulio 





Promessa mantenuta: Giorgio Giangiulio, ad un anno dalla sua prima intervista, è venuto a trovarci per raccontare il suo anno di successo. 
Giorgio, amante dell'eleganza fin da bambino, è riuscito in poco tempo ad affermare il suo stile e a conquistare gran parte del "fashion world". Dal blog, alle collaborazioni per grandi marchi, il suo segreto? La continua ricerca di un'eleganza che non si limita solo ad un bel vestito, ma vista come "modus operandi" nella vita. 



- Da blogger a organizzatore di eventi, per una sera. Si è da poco concluso l’evento vintage “Buonasera Signorina” da lei firmato, com’è andato?

 Molto bene! Quella di quest'anno è stata la seconda edizione di "Buonasera Signorina" ed è stato un grandissimo successo in termini di presenze e rilevanza mediatica. È stato bellissimo vedere come le persone si siano sentite protagoniste e parte integrante della manifestazione e non semplici spettatori. Questa è stata la cosa più gratificante.

- Sorge spontaneo chiederlo: come nasce l’idea di un “summer vintage party” e in cosa consiste?

L'idea nasce dalla passione per il vintage e per gli anni '50 che condivido con il mio amico fraterno Massimo Valentini, titolare di Antica Barberia Valentini. Va fatto un passo indietro: l'evento è figlio di un altro progetto sul quale io e Massimo abbiamo deciso di avventurarci 5 anni fa, Antica Barberia Valentini appunto, oggi considerata una delle più belle barberie d'Italia situata nella storica Piazza Garibaldi di Lanciano. Perciò, cavalcando il successo imprenditoriale e mediatico riscosso della barberia, e percependo un grandissimo interesse per tutto quanto riguardasse il mondo degli anni 50, ci siamo lanciati in un'ennesima sfida andando a dare la genesi a "Buonasera Signorina". L'intento della manifestazione è quello di far rivivere quegli anni attraverso tutto ciò che li hanno caratterizzati: musica, costumi, mestieri, auto, moto, ecc. Una sorta di macchina del tempo che ha riportato la città a vivere e rivivere il sapore di quei tempi.

- Nel frattempo continua l’attività di blogger e cultore dello stile, con l’ennesimo trionfo di stile al Pitti uomo. Tra i vari completi indossati quale sente più vicino al suo stile? 

Tutti e tre incarnano il mio stile e la mia personalità. Come sempre il colore è stato protagonista. Ho cercato di combinare alcune delle mie nuance preferite in maniera sobria e gradevole. Il primo giorno ho indossato uno spezzato, realizzatomi dal sarto Eduardo de Simone di Napoli, con una giacca monopetto in mohair verde ed un pantalone a vita alta grigio chiaro sul quale ho messo una camicia a bastoncini larghi bianco/celeste realizzatami su misura da Fralbo. Il secondo giorno ho spinto in po' di più con un abito doppiopetto rosso dalla sartoria napoletana Ettore de Cesare con tessuto Holland&Sherry 130s della bouce "Impact". Mentre il terzo giorno ho indossato un classicissimo blazer blu, sempre di Eduardo de Simone, su di un meraviglioso pantalone viola a vita alta realizzatomi dal maestro pantalonaio Marco Cerrato con tessuto Harrisons of Edinbourgh, abbinato ad una camicia a righe con tessuto Thomas Mason di base viola, sempre di Fralbo. Se dovessi scegliere il mio preferito, non saprei dirti quale.

- Il “Pitti uomo” rappresenta, sicuramente, un momento in cui condividere la passione per la sartoria e per il ben vestire ma è anche, e soprattutto, la possibilità di analizzare nuovi marchi presenti sul mercato: c’è qualche brand che l’ha particolarmente colpito?

Solitamente il Pitti estivo non porta grandi novità come quello invernale. Perciò più che novità ho avuto conferme da brand come Santandrea Milano che ho apprezzato in maniera particolare, Lardni che ha dato grande spazio ad una reinterpretazione del mondo coloniale che personalmente adoro, e Barrett (di cui è ambassador ndr ) che ha presentato una collezione di calzature davvero meravigliosa. 


- Subito dopo il Pitti è partito per la settimana della moda di Milano. Quale sono le novità delle prossime stagioni? 

Dalle sfilate che ho avuto modo di vedere, ho percepito più che innovazione, reinterpretazione. Le influenze con il passato si percepiscono in maniera forte sia nei fit che nei colori. Daks London è stato il mio preferito, che ha creato una bellissima fusione tra oriente e occidente.

- A proposito di novità e seguire, durante i suoi numerosi impegni a Milano non si è fatto mancare lo sport. Ha girato infatti in bicicletta e non posso non fare riferimento alla foto con Anna Dello Russo nel suo account Instagram. Vi conoscevate già? Ci parli dell’incontro

        Quello con la Dello Russo è stato un incontro molto divertente! Ero fermo con la bici a parlare con degli amici in zona Piazza Affari, dopo la sfilata di Ferragamo. Nel mentre passa lei e, a pochi metri da me, inizia a fare i sui ormai famosi video che condivide su snapchat. Visto che era lì, non potevo certo esimermi dal chiederle una foto insieme. La sua risposta è stata carinissima: "Ma certo, però fammi spazio che voglio montare su anch'io con te!". Nel frattempo si sono radunati decine e decine di fotografi che ci hanno immortalato e lei stessa ha pubblicato lo scatto su snapchat. È stato un episodio simpatico e divertente dal quale ne ho tratto la grande umiltà e la simpatia di una delle persone più potenti ed importanti del mondo della moda. Al contrario di molti arroganti e imbarazzanti parvenu che intasano i social network dando lezioni di stile. Morale? L'umiltà risalta sempre e non passa mai di moda.

- Tra i suoi sogni, molti non detti per scaramanzia, rimane la volontà di spiegare il mondo sartoriale ai giovani per avvicinarli alla bellezza del “fatto a mano”. Un bel passo in avanti lo ha fatto, sempre di più, i giovani stanno conoscendo questo settore. Quali sono le regole basi della conoscenza della sartoria?

Si è vero, molti ragazzi si stanno avvicinando con sempre più entusiasmo al mondo della sartoria, apprezzandone il valore. E questo non solo grazie a me ma anche a tanti altri personaggi di spicco che da prima di me si occupano di sartoria e artigianato. Le regole basi della conoscenza della sartoria sono poche e semplici: capire che si tratta di un prodotto fatto a mano, che richiede settimane di lavorazione,tanta maestria e che nella sua "perfezione" risulterà sempre "imperfetto". In altre parole, dare il giusto valore all'uomo e al tempo. Perciò, assimilare queste poche regole in anni in cui si ottiene tutto all'istante e senza margine di errore, direi che è già un ottima base per poter apprezzare tutto il resto che il mondo sartoriale ha da offrire.

- Un mondo complesso e sicuramente ricco di sfaccettature dove il detto: “nella vita non si finisce mai di imparare” diventa motto. Ritiene di essere cresciuto dai primi anni dell’apertura del blog? 

Assolutamente si ( afferma convinto ndr ) Ho appreso tantissime nozioni, ho conosciuto tantissime realtà e da ognuna ho tratto degli insegnamenti, spesso più che sartoriali, di vita. E la cosa che mi eccita di più è che tutto quanto fatto fino ad oggi è soltanto una goccia nell'oceano! Henry Ford sosteneva che: "Chiunque smetta di imparare è vecchio, che abbia 20 o 80 anni. Chiunque continua ad imparare resta giovane." Ecco svelato il segreto del perché alla soglia dei 30 anni non ho mezzo capello bianco in testa! 

- In cosa trova maggiore competenze e in cosa vuole ancora migliorare?

Ultimamente sto approfondendo gli studi sugli adeguati parametri di misurazione sartotecnica applicate su me stesso, per poi riapplicarle quando faccio consulenza ad altre persone. Questo serve in primis a conoscere le giuste regole di proporzioni a cui un capo sartoriale deve fare fede. Ma anche a capire quali sono, del nostro corpo, i punti di forza da esaltare e i difetti da nascondere. Quando in sartoria si scelgono i tessuti, la nostra testa automaticamente proietta l'immagine che noi ci aspettiamo di vedere, non appena l'abito è pronto. E il più delle volte, viene proiettata l'immagine di qualcosa di molto simile ad un Bronzo di Riace in giacca e cravatta. Poi però lo specchio è spietato! Perciò, avere la consapevolezza delle buone regole sartoriali ( lunghezze, larghezze, ecc ndr), di cosa nascondere e cosa esaltare, ci eviterà sicuramente risultati non corrispondenti alle aspettative. Per questo bisogna lasciarsi guidare dai sarti. Croce nera ai sarti che assecondano richieste come giacche corte, striminzite e pantaloni a mo di leggins con fondo da 16cm!


- In uno dei suoi ultimi post ha analizzato la figura del pantalonai con un’intervista ad una celebre famiglia di Napoli che da anni fa questo mestiere. Crede che la passione per la moda possa essere trasmessa da “padre in figlio”?

Credo proprio di sì. Diventa una cosa genetica se vogliamo, una sorta di destino segnato alla nascita. Proprio il mio caro amico Marco Cerrato, nonché mio insostituibile pantalonaio, mi raccontava di quando lui da bambino, finita la scuola, passava i pomeriggi sotto il bancone da lavoro del padre a cucire, con la stesa passione e lo stesso divertimento che un ragazzino applicherebbe ad un gioco. Si usa spesso questo termine nella musica, nel cinema e nello sport: "Figlio d'arte". La sartoria napoletana, fortunatamente, è piena di figli d'arte. 

- La cravatta, tema a lei particolarmente caro, le ha permesso di essere intervistato e di diventare un elemento fondamentale per la tesi di laurea di un suo “fan”. Cosa ha pensato al momento della proposta? 

È stata una bellissima soddisfazione per me, sono sincero. Mi sarei immaginato di tutto tranne che finire oggetto di una tesi di laurea! Cosa ho pensato? Finalmente si parla di cose serie! (Risate, ndr). 


- Pragmaticamente sul concetto della cravatta lei traccia una linea schematica che conduce a due osservazioni: la cravatta ha perso, per molti, il ruolo che aveva nell’abbigliamento maschile in quanto l’educazione e i valori che vi erano un tempo sono andati via via a scomparire. In secondo: la cravatta è diventata per alcuni un peso, un capo obbligatorio per persone che praticano in un certo settore, quindi diventa una sorta di forzatura. Quale crede sia la possibilità, oggi come oggi, per rendere chiaro che la cravatta non è un semplice accessorio, ma l’accessorio maschile per eccellenza. Un simbolo che non dovrebbe venir fuori solo durante matrimoni e feste varie?

Chiaro è che non si può imporre. Proprio perché alcuni eventi ne prescrivono l'uso, la rendono, di per sè, antipatica a priori. La cravatta deve essere un piacere, un modo di comunicare se stessi e il proprio stato d'animo. Un'indispensabile frivolezza. È possibile far arrivare questo messaggio sfruttando l'uso dei social network come Instagram, che permette di ispirare e ispirarsi. Come sosteneva Oscar Wilde: "Un bel nodo di cravatta è il primo passo serio nella vita."

- Ritornando sui canoni estetici: la forma e il taglio del pantalone per Giorgio Giangiulio

Il pantalone che prediligo rispetta i caratteri di quello che i maestri napoletani definiscono "a cono gelato", ovvero, largo sulla parte superiore per poi restringersi gradualmente man mano che si scende. I miei si caratterizzano per la cintura da 5/7cm con abbottonatura laterale, doppia pence "alla francese", taschino anteriore, fondo da 20cm e risvolto da 5cm.



- In un recente articolo di un noto editoriale si parlava della polo come elemento sostitutivo alla camicia. Ritiene possibile effettuare un tale paragone ?

A mio avviso no. Stiamo parlando di due capi ben distinti del guardaroba maschile che, pur condividendo usi ed origini, nulla hanno a che fare l'uno con l'altro. È ammissibile l'uso della polo sotto un blazer per una tenuta informale estiva, questo sì. Ma pensare di poter relegare l'uso della polo a discapito della camicia, mi sembra una quisquilia. 

- Domanda che le ripropongo, in seguito ai numerosi cambiamenti che vi sono stati nella sua vita: sogni nel cassetto?

Domanda che continuo a dribblare... Ti dico solo che ho dei progetti molto belli a cui sto lavorando. Avremo modo di riparlarne...

Ho avuto il piacere di parlare diverse volte con Giorgio, anche di persona, ed è formidabile il modo in cui spiega e riesce, con gran facilità, a far entrare chiunque nel mondo sartoriale. Non è semplicemente conoscenza, è passione: quella che fa illuminare gli occhi e sorridere il cuore. E quando la passione diventa lavoro, è gratificante per tutti sentirne parlare.




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