“ Non amo
gli estremi, così come non amo i fanatismi, le idolatrie, gli eccessi.
Scegliere il bianco o il nero e perdermi la possibilità di godermi tutte le
varianti cromatiche che i due colori comprendono o annullano? Non lo farei mai.
Adoro il verde, il blu in tutte le sue tonalità, il viola, il rosso e amo le
sfumature, le contaminazioni. “ Stefano Guerrini
( Crediti foto: Sam Cosmai )
Ricordo come fosse oggi, una discussione avvenuta circa 3 anni fa, sul
limite della moda che ci impone dei modelli fissi: una donna che indossa una 44
è una donna curvy, un uomo che indossa una t-shirt bianca è hot. Voglio
precisare che odio il termine "curvy" un' espressione utilizzata
dalle grande testate della moda per dire che ti piace mangiare un po’ troppo la
lasagna. Io invece, figlia della cultura di Vogue, di Cosmopolitan, di Tu
style, dei numerosi chili persi dalla Ferragni e chi più ne ha ne metta, ho
preferito allontanarmi dalla visione: bello è magro.
Ho sempre creduto che dietro ogni
persona vi sia una storia e non lo dico per fare la buona, ho anche io, ahimè,
pregiudizi e ho fatto commenti negativi su numerose persone. Ho considerato un
vestito dall'etichetta, i libri dalla copertina e i dischi dalla bellezza del
cantante, ma ho scoperto che quei libri, quelle etichette e quei cd oltre al bell’
aspettano, erano privi di messaggi, di quei messaggi che io cercavo.
La moda da dei modelli perché siamo noi a stabilirlo, perché quando vediamo
una modella con 3 kili di più dimentichiamo il vestito e pensiamo al suo
fisico. Ecco tra i grandi della moda, che si allontanano da questa visione ( e
vi assicuro che ce ne sono pochissimi ndr ), così lontana dell'arte abbiamo il piacere di avere con noi: Stefano Guerrini. I
grandi non hanno bisogno di premesse, basta " googlare" per vedere chi si ha davanti. Premetto che ho
"corteggiato" Stefano per questa intervista così tanto, che avevo
perso ogni speranza, ma come si suol dire Dio aiuta gli audaci e così è
stato.
Professore, blogger e scrittore per varie testate di importanti giornali di
moda. Stefano Guerrini quanto si sente realizzato e apprezzato oggi?
Aggiungerei anche stylist freelance! Ho tante anime e forse troppe. Non sto
mai fermo e mi invento sempre qualcosa. Ma non posso definirmi soddisfatto,
realizzato o apprezzato. Ho l’impressione che se davvero provassi a sedermi
sugli allori, se mi lasciassi un po’ andare all’autocelebrazione non sarei io,
non progredirei, non migliorerei. Qualcuno di ben più famoso e importante di me
disse ad una età che aveva già oltrepassato gli 80 anni: “Io sto ancora
imparando”. Io mi sento così, ogni progetto è uno stimolo nuovo, ogni shooting
una nuova sfida, ogni incontro una gioia e una fonte di arricchimento. La mia
passione ha tante diramazioni e forse quella che per me è stata una grande
scoperta è stata l’insegnamento. Non sai quanto sia fiero quando incontro un
mio studente e lo vedo lavorare in questo settore e mi sento dire che ha
imparato tanto dalle mie lezioni,oltre al fatto che le mie lezioni stesse sono
fonte di grande divertimento ed espressione di grande passione. Ma potrei dirti
che mi sento felice in altrettanta maniera quando sul set vedo che una mia idea
si sviluppa in maniera interessante, così come quando capisco che un mio pezzo
sta ottenendo molti riscontri.
( Crediti foto: Guaizine )
Lei ha una laurea in medicina. In che momento nella sua vita si è reso
conto di voler fare tutt’altro ed entrare nel mondo della moda?
Forse mentre studiavo
non ero conscio di quanto un mio interesse, una mia passione così grande
potesse prendere forma in qualcosa che si potesse definire lavoro. L’ho capito
un po’ dopo, mentre svolgevo il mio servizio civile. Conobbi alcune persone che
nelle pause caffè mi sentivano parlare delle supermodels, di quando le
rincorrevo alle sfilate per fotografarle, del mio amore per Steven Meisel e
delle lettere che scrivevo da fan a Dolce & Gabbana ( fa un lungo respiro
ndr ) e ad un certo punto, soprattutto una di loro che è ancora la mia più cara
amica, mi chiese perché non riprendevo in mano quella mia passione. Avevo già
fatto un po’ di styling con un fotografo amico, avevo già scritto per un
giornale locale. Ripresi a scrivere e da cosa nasce cosa, mi proposi come
contributor per una rivista indipendente, L@bel, e ne divenni fashion director,
per la rivista intervistai Antonio Mancinelli, al quale piacque il mio modo di
scrivere e mi fece collaborare per un annetto a Donna, rivista in cui lui era
caporedattore, ancora oggi definisco Antonio il mio mentore. Insomma da cosa
nasce cosa e ne ho fatte un po’ in quindici anni.
Da professore vivendo il contatto diretto tutti i giorni con il futuro del
made in Italy, lei può rassicurarci, siamo in buoni mani?
Vedo quotidianamente tanta passione e tanta voglia di fare. Gli studenti
con i quali mi confronto sono ragazzi molto giovani, io, come dico sempre a
loro, auguro a tutti di farcela, ma forse alcuni sceglieranno altre carriere,
faranno altro. Ma sono sicuro che chi insegue con perseveranza il suo sogno, in
un modo o in un altro, ce la farà. Credo che ci sia un nuovo made in Italy, che
ha fatto del know how del passato, dell’heritage meraviglioso che abbiamo, un
punto di partenza per costruire qualcosa di nuovo e pazzesco. E vedo miei ex
studenti lavorare per “Interview “a New York, per “Vogue” America, per nomi
famosissimi della moda, da McQueen a Dolce & gabbana. Come non essere fiero
di loro, commuovendomi anche un po’, e come non pensare che: sì, siamo in
ottime mani!
Il suo blog “Le pillole di Stefano” vanta numerose visualizzazioni al
giorno, oltre ad essere stato per molto tempo sulla piattaforma di GQ Italia.
Qual è il suo segreto?
Il blog non è più su Gq da un annetto. Ho deciso di camminare con le mie
gambe. Avevo voglia di misurarmi con questa sfida. E in molti mi seguono,
costantemente mi sento dire di essere una voce autorevole in questo settore e
non sai quante volte io strabuzzi gli occhi ed arrossisca davanti a questo. Io
faccio quello che mi piace e quello in cui credo, online nella mia nuova pagina
che racchiude lepilloledistefano e la mia webzine webelieveinstyle, cioè
stefanoguerrini.vision, ma anche come stylist freelance per The Fashionisto o
Fucking Young per citartene un paio. Sono grato a chi mi segue, scherzo sempre
dicendo che non sono una bella figliola che si veste supercool, per cui tengo
tantissimo ai miei 5mila amici su face book (più tanti follower perché non posso
più aggiungere nessuno) e agli altrettanti su Instagram, sono felice se quello
che faccio piace e ha un riscontro. Un po’ di tempo fa l’amico Simone Sbarbati
di FrizziFrizzi è venuto a trovarmi nel mio Archivio Guerrini e ha scritto un
articolo su di me, che si intitolava: “ L’anima più sincera del pop”. Ecco
penso che essere alla mano, gentile, per quanto sia possibile, disponibile,
considerando che son stordito e bisogna rincorrermi un po’, insomma, in una
parola, vero, avvicinabile, sia quello che mi contraddistingue. Non vorrei
sembrare immodesto ma spero che in quello che faccio passi sempre il mio amore
per quello che propongo, la mia passione per questo settore, la mia umanità.
( Ph: Paolo Ferrarini )
Nei suoi articoli richiama sempre il senso estetico di bellezza inteso come
semplicità. Per lei l’uomo perfetto è l’uomo in giacca e cravatta?
Non penso che la
semplicità sia un uomo in giacca e cravatta. Uno è elegante, tanto più si
avvicina a quello che veramente è, quando quello che mette è espressione della
sua interiorità. Gli abiti sono una magnifica modalità espressiva, ma se uno
non è quello che sceglie di indossare diventano costume, maschera,
rappresentazione. E può andare bene anche quello. È bello chi, spesso
inconsapevolmente, è totalmente a proprio agio con se stesso, con quello che
indossa. Poi la bellezza è fatta di gesti, di espressioni, di cose che a volte
non sappiamo neanche rappresentino il nostro bello, come un piccolo difetto, un
neo, una cicatrice, un vezzo, come diciamo le parole, come gesticoliamo.
Se la moda fosse una canzone, quale sarebbe secondo lei?
( Alla mia domanda storce il naso
ndr ) Non può essere UNA canzone. Deve essere un concerto, tanti concerti e di
tanti artisti insieme. La moda non è una, è tante cose, sfaccettature,
declinazioni, mondi diversi. Nella moda convivono Versace e Jil Sander, Rick
Owens e Corneliani. Diversissimi fra loro, interessanti ognuno a modo suo. Una
canzone solo non può rappresentare tutto un mondo. Ti dovrei dare venti, cento
canzoni diverse. È come un sentimento e non ce n’è solo uno, non c’è solo un
amore, ce ne sono tanti.
Si descriva con 3 aggettivi.
Autoironico,
affettuoso, sensibile ( chiede se può
aggiungere un quarto ndr ) e permaloso
Viene invitato alla presentazione di un libro. Come si vestirebbe Stefano
Guerrini?
Camicia probabilmente
a scacchi, gilet, forse, ma se lo scelgo è sicuramente decorato con una spilla.
Una cappa da tenere aperta sopra. In alternativa un maxi foulard. Arriverei con
un cappellino in testa, da togliere durante la presentazione. Pantaloni comodi,
sneakers ai piedi. Sono io, il mio stile non lo potrei cambiare.
Un episodio dove invece si è vergognato moltissimo?
Ero ad una sfilata, e
non ti dico di chi, ma non vidi uno scalino. Venivo da una giornata di fashion
show per cui avevo una borsa piena di cose, comunicati stampa e affini. Caddi
in malo modo, a pochi secondi dall’inizio della sfilata, in pieno silenzio
della sala. Se ne accorsero tutti. Iniziò il defilè che io stavo raccogliendo
le mie cose fra le gambe della gente. Rovinai a fatica ad un posto. Seduto,
un’anima pia e gentile mi chiese se stavo bene, era molto distante dal punto in
cui ero caduto, ebbi così la certezza che la mia fantastica impresa era stata
vista bene. Che figura!
Quale tra le seguenti tre donne che hanno influenzato il mondo della
moda preferisce: Audrey Hepburn, Marylin Monroe o Coco Chanel?
Da docente so che dovrei dire Coco Chanel. E ammetto di avere sempre amato
moltissimo la Monroe. Ma ho una passione sfrenata per Audrey Hepburn, alcuni
suoi film li conosco a memoria, l’ho sempre considerata la più elegante di
sempre e credo fermamente che sia stata una delle donne che più ha influenzato
il nostro modo di concepire la moda e il guardaroba femminile del Novecento e
attuale.
( Ph: Andrea Serafini )
Un outfit perfetto per il red carpet?
Non c’è un vestito perfetto. Cambia a secondo della persona da prendere in
considerazione. La sua conformazione fisica, i suoi colori. Ma sai una cosa?
L’autobiografia di Carmel Snow si intitola “A dash of daring”, da un suo
modo di vedere l’eleganza, che sarebbe frutto non solo dal seguire le regole
del buon gusto, ma anche, appunto, da quel pizzico di voglia di osare che rende
un outfit più nostro, diverso. Quindi posso trovare certi momenti sul red
carpet elegantissimi, ma anche terribilmente noiosi. E a volte ho preferito il
kitsch di certe icone, Cher agli Oscar per citarne una, che la perfetta
eleganza di altre. L’ho trovato più creativo e stimolante. Se però vuoi davvero
un consiglio, ti direi: Osate il colore, giocate di più coi volumi e le
lunghezze. Di abiti sirena dai colori rassicuranti ne abbiamo visti troppi. In
tal senso tieni d’occhio Emma Stone, il mio nuovo mito!
Quali sono secondo lei tutt’ora le marche non affermate che faranno strada?
Intendi nomi giovani, immagino. Ce ne sono tanti che stimo e molti di loro
sono amici. Penso al duo sardo Quattromani, ai giovanissimi DassùYAmoroso, ai
bravi SuperDuper Hats, coi loro magnifici cappelli. Penso all’amico Emiliano
Laszlo che sta facendo una bellissima ricerca sul minimal e sul gender con la
collezione per l’a/i 2015-16. Penso all’adorabile Daizy Shelly e al duo Greta
Boldini. Al bravo Piccione.Piccione, ultimo vincitore del concorso “Who’s On
next?”. Marco Rambaldi, giovanissimo ultimo vincitore di Next generation di
CameraModa. Insomma son davvero tanti i nomi. E ne avrò scordati un sacco. Il
Made in Italy ha trovato davvero una generazione nuova, con tante personalità e
tante cose da dire ( afferma convinto e fiero ndr )
In ogni lavoro contano
due aspetti, su uno ci potete lavorare, sull’altro solo in parte. Il secondo è
la fortuna, trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Nei nostri anni però è
fortemente connesso alle capacità ‘social’ e su queste, se non sulla fortuna,
qualcosa potete fare. Il primo è la cultura, la voglia di sapere. Informatevi,
siate curiosi, passate di link in link, costruitevi un vostro background di
immagini di riferimento, pronti ad arricchirlo sempre e a metterlo in gioco.
Perché fra due persone, ipoteticamente entrambe arrivate ad un colloquio per
fortuna o connessioni, è la cultura, il sapere, la voglia di fare che saranno
sempre preferiti, almeno da me. E tanta modestia, please. Di Anna Wintour ce
n’è una, non abbiamo bisogno di gente che pensi di esserlo, senza averne le
capacità o voglia di sporcarsi le mani facendo gavetta!
Non posso che sentirmi onorata ogni giorno di più per questo blog, un'idea
nata così per la passione della moda e della scrittura e ogni giorno provo
grandi soddisfazioni. Come premesso avevo particolarmente a cuore avere nel
blog l'intervista con Stefano. Le ragioni sono tante, adoro il suo modo di
scrivere, le sue idee sulla moda, adoro il modo in cui riesce a trasmettere la
sua fragilità. Così come nel film: Radiofreccia, voglio concludere con il mio
credo.
Credo nel potere di Anna Wintour, credo che Karl Lagerfd sia il Mozart della
moda, credo oggi più che mai nell'arte. Credo che tra anni al posto di Franca
Sozzani ci sarà Chiara Ferragni, credo che Chiara Biasi stessa, non abbia
ancora capito il suo mestiere. Credo nell'audacia, credo nel nero e nel bianco,
credo in tutte le sfumature. Credo che Stefano Guerrini, sia stata una grande
vittoria per questo blog e credo che debba ringraziarlo. Credo che un giorno il
mondo capirà che quello che conta và oltre una taglia 38. Credo in un futuro
migliore e credo che siamo noi a renderlo tale. Credo che è inutile guardare il
passato, ma vivere il presente. Grazie Stefano per questo privilegio.
( Foto crediti: Victor Santiago )
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