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Fashion blogger: trovatevi un lavoro vero.

"Cercare ispirazione di stile tra i look presi e pagati delle blogger, è come andare in uno strip club alla ricerca dell'amore". Alessandra Codinha


Finita la settimana della moda di Milano c'è chi si prepara per Parigi e chi si ritrova a fare i conti con le critiche del magazine più influente del mondo della moda: Vogue Usa. Questa volta al centro dell'attenzione, e non positivamente, vi sono le fashion blogger. Critiche negative piovono sulle neo addette ai lavori, che dovranno gestire una situazione non proprio semplice: Vogue Usa detta, il mondo della moda segue.


" E' una situazione maniacale, non può essere positiva. Blogger che cambiano da testa a piedi i loro outfit sponsorizzati ogni ora: basta. Trovatevi un lavoro vero. E' la morte dello stile" scrive la Direttrice digitale del sito Vogue.
" La categoria dei Blogger, inclusi i fotografi di street stile che le aspettano e adorano, è orribile.." risponde il capo critico dell'edizione online di Vogue.
" E' stressante vedere quanti marchi partecipino al fenomeno accrescendolo. Non è triste solo per queste ragazze che non fanno altro che pavoneggiarsi davanti i fotografi" afferma la Direttrice di Vogue Runway.


Critiche feroci che non passano certamente inosservate se a farle sono le persone più influenti del settore. La cosa che lascia, ancor di più, tremare è che per gran parte delle testate modaiole l'idea non cambia. E' la fine di un'epoca?
Sui social si scatena il fenomeno, numerose condivisioni, commenti del tipo: " era ora, basta con queste nullafacenti", " adotta anche tu una fashion blogger", " che piacere non vederle più", " si ritornerà a fare moda, finalmente?".
Eppure le visualizzazione delle fashion blogger non si ritrovano con i commenti, se si pensa che la nostrana Chiara Ferragni guadagnava, nel lontano 2014, 8 milioni di euro l'anno. Senza considerare l'attuale e-commercial.
Idem, con guadagno minore ma sempre elevato, per le varie fashion blogger internazionali: presenti in prima fila durante ogni sfilata, con Iphone per immortalare il momento e condividerlo con i loro seguaci.
Non mancano coloro che si schierano con le fashion blogger, tra questi spicca la riflessione di Paolo Stella:" Gli animali attaccano solo in due occasioni: quando hanno fame e quando si sentono minacciati. 


È un comportamento atavico, piuttosto scontato e prevedibile, come tutte le reazioni istintive.
In questi giorni leggo molte cose che mi fanno un po' sorridere.
I giornalisti di Vogue America attaccano una categoria, quella dei fashion blogger (io NON ho un fashion blog) in maniera piuttosto dura e diretta, facendo, con pressappochismo, di tutta un'erba un fascio. 
Si accusano suddette ragazze di venire "comprate" per indossare i capi. In questo modo "ovviamente" non possono dettare uno stile, poiché indirizzate coattamente a vestire chi offre di più.
È verissimo! Sono d'accordo! Maledette prostitute del fashion system!
Per fortuna ci sono gli editoriali dei giornali di moda dove non esiste che i capi scelti per gli scatti siano condizionati in alcun modo da chi compra le pagine pubblicitarie! Mai.
Gli stylist lavorano nella più totale libertà, scegliendo quasi esclusivamente capi di ricerca di sconosciute maison che - rigorosamente - non facciano investimenti pubblicitari.
Una bella favola.

Purtroppo la moda è fatta sempre più di numeri e fatturati, contano solo quelli.
La ricerca artistica, il genio creativo - e lo dico con dolore - è ridotto all'osso. Si disegna e si produce quello che si prevede di vendere. 
La comunicazione segue queste regole.
I giornali non vendono praticamente più nulla.
È un peccato perché io sono un grande fan della carta stampata, di chi studia, di chi fatica e di chi ha una professione in mano.
E allora dico: invece di buttare fango su una categoria che ha molti facili capri espiatori, piena di gente ignorante che tanto si commenta da sola, perché invece non si cerca di estrarne il bello, il positivo, il cambiamento, perché non si uniscono le forze e si cerca una collaborazione che renda possibile lo sviluppo di questo mestiere meraviglioso che è fare moda, in tutte le sue accezioni?

Il mondo è cambiato, la comunicazione ha subito una rivoluzione devastante.
Quando si passò dal cinema muto ai film con audio, i vecchi attori dissero che era solo una moda frivola e passeggera, una bolla che sarebbe scoppiata.
Ma solo quelli che impararono a parlare ebbero un futuro.
Anzi vi dico di più: furono i migliori perché avevano l'esperienza della mimica facciale, la capacità di parlare con il corpo e aggiunsero semplicemente qualcosa in più alle loro capacità. 
Si chiama evoluzione e, per quanto dolorosa, è necessaria".

Che la selezione naturale delle fashion blogger abbia inizio: diventeranno davvero un fenomeno in via d'estinzione?


P.s: Se sì, lasciateci come specie protetta quelle come la Ferragni, avranno anche una voce ed espressioni buffe, ma hanno l'umiltà di dire grazie ad ogni selfie richiesto e noi abbiamo bisogno di persone così.







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