“ Non è l’apparenza ma è l’apparizione che ti fa splendere davanti a me”. Lorenzo Jovanotti
Nelle due settimane trascorse avrò scritto dai nove ai venti post, per poi cancellarli. Erano tutti troppo “frivoli, banali, scontati o appariscenti” e sono arrivata a pensare che ero nella classica fase del “blocco dello scrittore”; ma se è vero che nella vita ci vuole fortuna, nella giornata di ieri l’ho avuta.
Terminata la lezione in conservatorio mi sono imbattuta in una marea di turisti e tredicenni che urlavano: “é la modella di Victoria’s Secret”, “ no, è la ballerina. Quella famosa”, “Macchè è un’attrice” e così via. Mi sono fermata un attimo a riflettere su cosa stesse accadendo e, per fortuna-sfortuna, mi sono ritrovata al fashion show di Fendi.
Fashion show che ha avuto come cornice la Fontana di Trevi, tornata da poco a splendere proprio grazie all’aiuto economico della maison romana. Per i 90 anni della nascita del celebre marchio si è scelto di celebrare il restauro e la bellezza della capitale italiana.
Un sfilata blindatissima che, con il malcontento dei turisti, ha visto il celebre monumento romano transennato. Star, modelle, giornalisti e attrici provenienti da ogni parte del pianeta sono atterrati a Roma per non perdere la sfilata dell’anno.
"Un evento modaiolo da non perdere, è il fashion show dell’anno”, ha, infatti, commentato una delle
signore dietro di me nell’attendere l’arrivo delle persone importanti.
Arrivo che si è dimostrato tra i peggiori della storia: per ogni 22 cinesi che scendevano dalle macchine oscurate, c’era un' italiana mal vestita che entrava. Lunge da me l’essere razzista, sessista o qualsiasi altra condanna mi sarà affiliata ma la domanda sorge spontanea: “ chi è questa? Mi sembra l’orientale di prima, sarà la sorella?”.
Un ripetersi di osceni vestiti e borse Chanel per celebrare, non i 90 anni della maison “Fendi”, la fame dell’essere.
Un mondo di apparenza, questa è la triste realtà, di nonnulla che scendendo dalle macchine non rivolgevano un minimo sguardo ai numerosi presenti, neanche se ripetutamente chiamati. Pose per i vari paparazzi e poi via, che non l’abbian resi mica famosi noi?
Dopo una ventina di minuti di attesa ho deciso di farmi il regalo più grande: andarmene. Non è questa la moda che amo io, non è questa la realtà con cui scontrarsi e non erano questi i capi da far sfilare. Tornando a casa ho dato un’occhiata alla collezione e sono rimasta sbalordita ( in senso negativo ndr ): “è questa la moda di oggi?”.
E nei mille dubbi ho riflettuto sul perché per due settimane non sono riuscita a scrivere niente, non perché non avevo niente da dire, poiché le cose da dire erano verità scomode da riconoscere.
Ho visto ragazzine di 15 anni passare con un paio di Louboutin e poi leggersi alle transenne per camminare, il tacco era troppo per loro. Ho visto pseudo attrici arrivare in pellicce con 30 gradi all’ombra. Ho visto star del mondo fashion non fermarsi per una foto con seguaci che le attendevano da ore.
Il mondo della moda non è però del tutto marcio, ci sono dell’eccezioni che io amo particolarmente: all’arrivo della Ferragni numerose ragazze le hanno chiesto un selfie, nonostante fosse in ritardo, si è fermata a salutare tutti e a fare qualche foto. Uguale Miriam Leone, l’attrice italiana si è concessa a foto e video con i suoi fan. La stessa Mica Arganaraz che prima di sfilare si è seduta su un marciapiede a fumare una sigaretta in jeans e maglietta, e no, non sarà acclamata come le due sorelle Hadid ma ha ancora la cosa più importante: la dignità.
Ecco, per persone come loro la moda non giungerà mai al capolinea, non sarà mai quel punto negativo che ho visto ieri, quella voglia di dimostrare di essere chissà chi e, in realtà, non essere nessuno.
Ho impiegato due settimane a capire il perché del mio blocco, oggi ho trovato la mia risposta: questa incessante volontà di apparire. La vera rovina della moda.
Quindi, dal basso del mio metro e sessanta, della mia M e delle mie mille visualizzazioni faccio l’appello più grande: non cediamo agli schemi, all’apparenza, al dimostrare di essere persone che non siamo. Continuiamo a sederci sui marciapiedi, a sporcarci i jeans della Levi’s o del mercato, continuiamo a credere in una moda che esiste perché, banalmente, non c’è cosa più bella che essere se stessi.
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