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Giorgio Giangiulio : quando lo stile è l'abito dei pensieri.

“ Nessun uomo ti farà sentire protetta e al sicuro... come un cappotto di cachemire e un paio di occhiali neri”. Coco Chanel

Se Chanel  fosse ancora in vita, non avrei dubbi: correrei da lei per  presentarle l’intervistato di questa settimana. Non ho provato il suo cappotto di cachemire, ma ho conosciuto un uomo che potrebbe cambiare la sua visione alquanto “negativa” del genere maschile.
Un uomo bello e tenebroso,  attento allo stile e ai minimi particolari  dell’eleganza. Un uomo che alla domanda sulla musica fa riferimento a Ennio Morricone, un uomo umile con le "scarpe" ( ovviamente made in Italy ) per terra e le pochette nel cassetto, perché uomini come lui i sogni li vivono e li fanno vivere tutti i giorni. Non voglio anticiparvi altro vi lascio alle parole di Giorgio Giangiulio.

- Si è da poco conclusa l’ottantottesima edizione del Pitti dove, ancora una volta, è stato tra i più apprezzati e fotografati. Quali sono i segreti del suo stile?
Non ci sono segreti, cerco semplicemente di comunicare me stesso attraverso gli abiti che indosso. Mi piace molto creare le alchimie, ricercare la particolarità nei dettagli e  noto che questo viene ampiamente apprezzato.

- Il Pitti anticipa lo stile dell’uomo nel prossimo anno. Quali novità l’hanno maggiormente colpita?
Le novità sono diverse . Una su tutte il ritorno all'uomo 'total white' in varianti di tessuti tra cui la seta, come proposto da Tombolini. Un’ altra novità che ho gradito particolarmente è il ritorno ad un fit morbido per i pantaloni con vita più alta ed abbondante uso di pence: un classico modernizzato. Per finire, ho constatato con molto piacere la nascita di tantissimi nuovi brand, interamente “Made in Italy”, timonati da ragazzi giovani ed intraprendenti.

- Ha sfoggiato per l’occasione diversi completi, il suo outfit preferito e perché

L'outfit preferito per me è un po’ come la canzone preferita per un cantautore: è sempre la prossima che scriverà ( afferma convinto ndr ). Ad ogni modo al Pitti ho optato per tre collaborazioni fantastiche di cui ne sono particolarmente orgoglioso.
 Il primo giorno ho indossato un abito di Stile Latino Napoli, un brand fantastico con alle spalle un background che davvero in pochissimi possono vantare ed una persona eccezionale quale Vincenzo Attolini: un doppiopetto in lino irlandese che ho indossato sbottonato per mettere in luce un meraviglioso gilet il lino e seta.
Il secondo giorno invece ho optato per un brand a cui sono molto legato, sia per lo stile molto affine ai miei gusti che alle persone che ne fanno parte e con cui ormai vi è un bellissimo rapporto d'amicizia. Ormai mi considerano uno di casa, sto parlando di Royal Hem, brand marchigiano che ogni stagione sforna delle collezioni stupende, ricercate e mai scontate.
Per il Pitti ho scelto di indossare un qualcosa che fosse a tema con il leitmotiv dell'88esima edizione, "Pitti Color". Ho preso i miei colori preferiti, il blu e il bianco, e li ho uniti insieme indossando una giacca a scacchi blue royal e bianco, un gilet doppiopetto blue navy con i bottoni dorati e dei pantaloni bianchi. Il tutto arricchito con cravatta e pochette che si mescolavano a meraviglia con queste nuance. Mi sono divertito nel chiamare quest'outfit "50 sfumature di blu".
Il terzo giorno invece ho portato un progetto che mi ha visto attivo in prima persona e a cui tenevo particolarmente.Infatti l'abito che ho indossato, nasce sotto mie precise idee e specifiche, dal taglio al tessuto passando per fodera, bottoni, tasche e pence.
Per la realizzazione mi sono affidato alle mani esperte e sapienti del maestro Francesco Guida, vincitore del premio "Forbici D'oro" nel 2006, napoletano ma toscano di adozione con alle spalle più di 50 anni di esperienza all'interno di prestigiose sartorie italiane e che, da meno di un anno, ha deciso mettersi in proprio.
È stata un esperienza bellissima conclusasi con un abito ancor più bello delle mie elevatissime aspettative ed esigenze.
Di sicuro per me il primo abito di una lunga serie che nascerà dalle mani del maestro Francesco.


- Cosa significa per lei il Pitti?
Pitti per me significa italianità.

- Tre nomi di marche e sartorie di cui sentiremo presto parlare
Tra i nuovi brand che ho apprezzato particolarmente, e di cui sono certo sentiremo presto parlare, ci sono Barashan e The Gigi. Il terzo nome è sicuramente quello della sartoria Francesco Guida.

- Nel suo blog si descrive come un “ragazzo” molto curioso, affascinato fin dai primi anni dalla moda dei grandi divi del cinema. A che età e nata questa sua passione?

Penso che la passione sia nata il 3 luglio del 1987, giorno in cui ho deciso che era ora di uscire a vedere cosa c'era fuori, piazzando un bel "calcione" alla pancia di mia mamma e venendo al mondo d'urgenza ( aggiunge ndr ). Già all'età di 5 anni mi piaceva tantissimo indossare giacca e cravatta. Conservo delle foto bellissime di quel periodo e ogni volta che le rivedo, sorrido e mi stupisco di quanto "io sia io". Ricordo i complimenti della dirigente scolastica il giorno dell'esame di quinta elementare.Mentre gli altri bambini si presentarono a quell'importante appuntamento in tute acetate e scarpette con le lucine, il sottoscritto si presentò in abito 3 pezzi e cravatta. Nelle varie fasi della mia vita sono sempre stato inconsciamente attratto da quelle persone e quei personaggi che comunque sia si distinguevano nell'estetica, eccentrica o meno. Mi vengono in mente i miei idoli sportivi da bambino: Dennis Rodman con i suoi capelli colorati, Fabrizio Ravanelli che ad ogni goal si metteva la maglietta sulla testa oppure Roberto Baggio con il suo codino.
Poi mi vengono in mente Pierce Brosnan nei panni di James Bond oppure il marinaio Corto Maltese, sognatore, cinico ed elegante, fino ad arrivare a Gianni Agnelli e Marcello Mastroianni.
Anche se sono persone e personaggi completamente distanti e differenti tra loro, riflettendoci bene sono tutti accomunati da un forte impatto estetico e carismatico.

- Le sue icone di stile?

La lista potrebbe essere infinita e potrei citare anche perone comuni ed amici. Cercherò di limitarmi a qualche nome che non smetterà mai di ispirarmi: Gianni Agnelli e Marcello Mastroianni come già detto, Michael di Kent, Steve McQueen, Valentino Garavani, il Duca di Windsor, Ralph Lauren, Paul Newman, Yves Saint Laurent...

- Nel blog riporta una frase di Lord Chesterfield: “ Lo stile è l’abito dei pensieri, e un pensiero ben vestito come un uomo ben vestito, si presenta meglio”. E’ questo il suo motto?

Si, in un certo senso è il mio motto, ma ciò non significa che il ben vestire sia un salvacondotto. Ci tengo a sottolineare infatti, dettaglio che spesso ai più sfugge, che Lord Chesterfield disse che "il pensiero ben vestito si presenta meglio" e non che l'essere ben vestito compensi la mancanza di pensiero o peggio di pensiero inelegante.

- Quando e com'è nata l’idea di creare un suo blog?

L'idea di creare un blog è nata un po’ per caso a dire il vero. Mai avrei pensato di farlo anche perché, potrebbe sembrare strano, sono una persona riservata e tutt'altro che incline alle luci dei riflettori.
Tuttavia è stato una volontà ad opera del "fato" e di tutto le persone che mi hanno sempre stimato e che continua a farlo. "Giorgio ma perché non apri un blog? Perché non inizi a scrivere le tue esperienze? Perché non cominci ad esternare il tuo pensiero in larga scala?"
E così che è nato "The Style Storyteller". Ovviamente il blog ha un importata molto personale e soprattutto in linea con il mio modus operandi, con il macro tema trattato e con il mio modo di essere.
Per intenderci: se cercate foto di brioche, panettoni, bicchieri di Starbucks e gambe allungate al sole con l'hashtag #solocosebelle, rimarrete fortemente delusi.


- Se lo stile fosse una canzone per lei quale sarebbe?
Bellissima questa domanda ( afferma interessato e convinto ndr ). Se lo stile fosse una canzone sarebbe sicuramente un pezzo strumentale. Non servono parole per lo stile. A dire il vero me ne vengono in mente tre, tre brani molto diversi tra  loro che ci dicono che lo stile è il risultato di mille sfaccettature: "So What" di Miles Davies, "Metti una sera a cena'" di Ennio Morricone e "Primavera" di Ludovico Einaudi.


- Tre delle sue sartorie preferite

Questa è una domanda a cui è difficile rispondere e soprattutto la risposta che darei oggi potrebbe essere totalmente diversa se mi venisse fatta tra un mese. Ogni sartoria ha le sue peculiarità, le sue caratteristiche uniche che la rendono riconoscibile e i suoi difetti di cui è davvero facile innamorarsi.
Se vogliamo, con la sartoria, nasce un rapporto simile ad un rapporto coniugale. Un rapporto amoroso di sicuro duraturo negli anni e che contempla tradimento. ( coscientemente aggiunge ndr )
Più che fare dei nomi preferisco dire qual'è la scuola sartoriale che preferisco: quella napoletana.

- Descriva il suo stile con due aggettivi
Ricercato, Elegante.

- Come si vestirebbe per una cena con i suoi amici d’infanzia, in un locale molto chic?
Indosserei un doppiopetto blu, camicia bianca senza cravatta, pantaloni bianchi e boat shoes. 

- Cosa non può mai mancare nel suo armadio?
Lo spazio ( afferma con il sorriso sulle labbra ndr ). Ultimamente sto avendo seri problemi di locazione per i miei abiti. Scherzi a parte di certo non possono mai mancare giacche doppiopetto e gilet.



- Preferisce l’eleganza classica di Gianni Agnelli o lo stile elegante-sportivo di Nick Wooster?

Mi sento molto più vicino all'eleganza dell'Avvocato, senza ombra di dubbio, ma detto francamente non sono uno di quelli con i paraocchi che si relaziona solo con i "propri simili"  snobbando e criticando tutto ciò che è diverso e nuovo. Perciò apprezzo Nick Wooster così come apprezzo tantissime altre persone come lui capaci di interpretare in maniera più moderna e avanguardista l'eleganza e lo stile traendone, perché no, anche degli spunti di ispirazione. Nell'essere troppo conservatori e ristagnare sui propri dogmi, si corre il rischio di diventare obsoleti.
Poi, chiaramente, ad ognuno il suo stile

- "La bellezza si nasconde sempre dietro i piccoli dettagli ed il vero valore di un oggetto andrebbe quantifico dall'amore con cui esso è stato creato.” In una sua collaborazione con Damerini definiva così il prodotto della “maison”. Quanto amore c’è dietro i suoi outfits?

Davvero moltissimo. Dietro ogni cosa che indosso c'è studio e ricerca. Cerco per un attimo di estraniarmi da me e mi chiedo "cosa mi piacerebbe vedere se mi incontrassi per strada?". L'amore è sempre la motrice spinge avanti tutto.

-        La sua definizione personale di stile

 Lo stile lo definirei come una "forma mentis", un modo di agire e di essere; una conoscenza di regole e la sua corretta applicazione. L'eleganza invece è un concetto ancora più profondo che trova la sua espressione più pragmatica nel vestire, lontano dall'arroganza e dalla superbia.
Conosco tantissime persone ben vestite ma prive di eleganza e stile.
“Lo stile abbaglia, l'eleganza affascina.”



- Un aneddoto divertente che le è capitato durante la sua carriera nell’ambito della moda?
 Ne ho molti di aneddoti divertenti ma quello che merita proprio d'esser raccontato è questo:
Attendevo notizie da uno dei miei sarti riguardo una giacca doppiopetto che gli avevo commissionato. Mi arriva il messaggio via WhatsApp con tanto di foto in allegato della giacca pronta, però c'era qualcosa che non andava. Guardo la foto ed inizia a salirmi il sangue al cervello, continuo a leggere il messaggio "C'è anche una sorpresa: Ti ho fatto l'occhiellatura all'inglese."
Per farla breve quella giacca aveva 4 occhielli, due per rever. Una bruttezza indescrivibile, per lo meno a gusto personale, e soprattutto un qualcosa che non si usa fare e che mai si è usato. La cosa positiva è che ho scoperto d’essere di fibra forte perché se l'ictus non mi è preso quel giorno, non mi verrà mai più.
La giacca? Me l'ha rifatta da capo.


- Chanel affermava: “Una moda che non raggiunge le strade non è moda”. Si trova d’accordo con questa frase?
Pur volendo, chi sono io per poter contraddire Coco Chanel? Aveva perfettamente ragione.  La moda si può definire tale sono quando diventa d'uso, consumo e domanda della massa, altrimenti sarebbe un qualcosa di nicchia. Un aspetto su cui mi piacerebbe porre l'accento, però, è la qualità della moda odierna di cui i suoi divoratori si nutrono.


- I suoi sogni nel cassetto?

 Non c'è spazio per i sogni nel mio cassetto: è stracolmo di pochette ( afferma con sarcasmo, ma poi torna serio ndr ). I sogni me li porto dietro nella borsa e nelle valigie quando giro per l'Europa e per l'Italia in lungo e in largo, lavorando duramente e con tenacia per realizzarli. Posso dire che nel collaborare con brand rinomati ed apprezzati a livello mondiale oppure con eccellenze artigianali italiane, ne ho già realizzati moltissimi. Per tutti gli altri sono "work in progress".

- Un consiglio per i giovani che vogliono avvicinarsi a questo settore così materiale, ma in fondo pieno di bellezza.
Il consiglio che do ai giovani è quello appunto di non fermarsi al materiale, di lasciarsi attrarre si dalla bellezza lampante e più superficiale, ma di ricercare anche e soprattutto la bellezza nella curiosità, nel conoscenza, nella scoperta, nella fame di sapere. Di non lasciarsi abbindolare dallo status e dall'effimera popolarità fine a se stessa. Di saper scindere i modelli da seguire e di trarne ispirazione, senza dimenticare mai di essere sempre e comunque se stessi. Il "know how" lo si impara poi con la pratica.
Non basta una bella giacca e qualche foto su GQ a fare di un "maschio" un Uomo.



Giorgio è stata la vera rivoluzione di questa rubrica, proprio come Chanel con le giacche. Ho ammirato la gentilezza con cui si è reso fin dal primo momento disponibile. Ho ammirato e amato il suo stile durante il Pitti, tra i miei preferiti in assoluto e non posso essere grata per la sua disponibilità e simpatia, perché non capita tutti i giorni di leggere le risposte e ridere di gusto. Lo stile è davvero l'abito dei pensieri e Giorgio lo ha dimostrato. 














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