“ Io nella vita ho sempre voluto una cosa
sola: essere rispettato come Lapo, e non per il mio cognome. Questo non
significa che non sia orgoglioso delle mie radici e della mia famiglia: lo sono
e so anche di essere molto fortunato. Ma, pur essendo un privilegiato, credo
nella meritocrazia e sogno di diventare un self-made man. Vorrei dimostrare al
mondo che sono capace di costruire un impero, magari tra dieci o vent’anni ma
da solo”. Lapo
Elkann
Ricorreva l’anno 2007 quando Lapo in un’intervista per la rivista Vanity Fair parlava dell’idea di creare un’industria tutta sua per dimostrare le sue capacità ed eliminare l’etichetta del “figlio di”, a distanza di 8 anni l’imprenditore è riuscito nel suo intento. Con soli 8 anni Lapo Elkann è riuscito a creare un impero degno del suo cognome e del suo sangue, eliminando i pregiudizi sul suo conto e diventando un guru della moda.
Lapo Edovard Elkann nasce nel 1977 a New York, secondogenito di Margherita Agnelli e del giornalista e scrittore Alain Elkann. Diplomato a Parigi e laureato alla “European Business School” di Londra in Relazioni internazionali; comincia la sua carriera nel 1994 come operaio metalmeccanico nella catena di montaggio della Piaggi, sotto lo pseudonimo di Lapo Rossi. Entra nella fabbrica di famiglia e chiede di potersi occupare della comunicazione, capendo che il marchio FIAT soffrisse in questo campo. I risultati sono molto positivi e diventa responsabile Brand Promotion per tutti e tre i marchi di casa: Fiat, Alfa Romeo e Lancia. Si dimette dall'incarico nel 2005. Ritornato in Italia a gennaio 2007 dopo un periodo di riflessione e convalescenza, a causa di un’overdose, Lapo con Andrea Tessitore Giovanni Accongiagioco, fonda Italian Indipendent, società specializzata nella produzione e vendita di accessori e abbigliamento. Oltre agli occhiali sono stati lanciati dei gioielli, orologi e biciclette, tutto caratterizzato dalla ricerca e dall'uso di materiali innovativi. Italian Independent è stata quotata in Borsa, il 28 giugno 2013. Celebre l’episodio del 2005 in cui l’imprenditore si procurò la fama di "poco di buono" in seguito a un'overdose per un mix di oppio, cocaina ed eroina dopo una notte in compagnia di un gruppo di transessuali. È proprio uno di loro a chiamare l'ambulanza, intuite le gravi condizioni del giovane rampollo. Dimesso dall'ospedale, per lasciare alle spalle gli strascichi della vicenda, si dimette dagli incarichi in Fiat e inizia una terapia riabilitativa. Recente ma sempre molto discussa è l'intervista per il giornale: “Il Fatto quotidiano” in cui dichiarò di aver subito abusi sessuali all'età di 13 anni in un collegio di gesuit.
Nella biografia riportata si nota come nelle vita del rampollo gli eccessi siano stati parte fondamentale, ma senza di essi forse oggi non avremmo il suo mito del bello e dannato.
Lapo tuttora vede la folla schierarsi tra chi lo ama
e chi lo odia, semplicemente perché tipi come lui, o si amano o si
odiano, non può essere indifferente. Indifferente o normale sono infatti
parole molto lontane nella vita dell’imprenditore. Oggi quello che però abbiamo
capito è che etichettare non è sempre buono, non è buono perché al di fuori
della cocaina, dei trans, noi del rampollo conosciamo ben poco. Conosciamo la
famiglia di origine, ma non tutto ciò che egli ha passato. Ha cercato in tutti i
modi possibili di dimostrare che ha delle qualità e lo dimostra ogni giorno, quando indossando un completo di alta sartoria passa per Milano, tra un lavoro
e un altro.
E se
da una parte è difficile convincere una persona ad amarlo per la sua vita
privata, non si può non amarlo per la ricerca dello stile: completo su misura,
scarpe sportive, camicia e occhiali da sole, contrapposti a t-shirt, scarpe sportive
e jeans. Forse l’abito non fa il monaco ma in questo caso fa l’imprenditore e a
noi Lapo piace perché è così snob, ma poi così normale.
Citazioni:
- Viviamo in un paese in cui conta l'apparenza ma lo stile non è apparire, è essere. E chi si è, fa parte di un percorso interiore che ognuno di noi fa. Io volevo costruire la mia personalità al di fuori della famiglia.
- La realtà è che non sono un uomo semplice. So quello che voglio e quello che non voglio. E poi sono uno che ha il pregio e difetto di annoiarsi in fretta.
- Ciò che pensano gli altri mi interessa fino a un certo punto.
- Io sono condannato ad essere eternamente insoddisfatto. Anche come imprenditore. Ecco perché mi dispiace che in politica manchi la visione. Vorrei che qualcuno vendesse un sogno ma che fosse serio; fatto di speranza. Per costruire davvero questo paese
- Il mondo come lo voglio io è dei giovani.
- I bambini crescono pensando che il merito non conti nulla e i potenti non fanno niente per cambiare questo stato di cose. Con me lavoravano ragazzi che vengono da famiglie normalissime ma che hanno talento, " Italian Indipendent" non è un club di figli di papà e non la sto facendo con i soldi della holding famiglia.
- Il caso, che distribuisce le carte per il poker della vita, a me ha dato una scala reale. Ma se non la so giocare, posso perder tutto alle prime mani. Per questo ho cominciato a smazzare molto presto.
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