"Su di me potete dire e scrivere quello che si vuole, perché
parto da questo principio: dite quello che vi pare, basta che non sia vero.”
Karl Lagerfeld
Per l’articolo post Natale, avevo molte idee: parlarvi della novità lanciata dalla Puma che ha nominato Rihanna direttrice artistica della maison, fare un post sullo stile degli anni 20, pubblicare alcune interviste ricevute durante le vacanze, ma ho preferito scrivervi nel mio ormai consueto stile, notando di aver compiuto un grande errore.
L'errore commesso, se si parla della moda è pari al peccato mortale dei cristiani, infatti dopo 60 post non ho mai dedicato la mia attenzione e devozione completamente all'uomo del 2000. Lo stilista in questione è l’unica ragione per
cui tutte le mattine mi alzo e nonostante il mio voler “vestire comoda” e
andare a scuola con la tuta, finisco per indossare pantaloni e giacche poco "confort", perché come egli afferma: “ i pantaloni della tuta sono un segno
di sconfitta. Avete perso il controllo della vostra vita se uscite con la
tuta.” E cosi recitando nella mia mente questa frase, prendo il pantalone più
carino nell'armadio e metto la tuta nello zaino, dove Karl non potrà mai
vederla. Esatto, stiamo parlando dell’unico Karl che vale la pena di ricordare:
Karl Lagerfeld.
Karl Lagerfeld classe del 33, nasce ad Amburgo, da una famiglia benestante. Il padre di
origine svedese, la madre invece di origini tedesche. Fu proprio a causa
dell’emigrazione di quest’ultima che Lagerfeld iniziò ad intraprendere la
carriera nel mondo della moda.
Dopo il trasferimento a Parigi, lo stilista iniziò a
partecipare a concorsi modaioli, dove subito venne notato per la sua creatività
e bravura, iniziò a lavorare per Yves saint Laurent, ma dopo tre anni si trasferì
da Jean Patou. In seguito decise di riprendere gli studi, che non portò mai a termine,
a causa della mancanza di studio, passando due anni per le spiagge.
Grazie al patrimonio della sua famiglia aprì un negozio a
Parigi e nel 1980 fondò la sua etichetta: Lagerfeld. Inizia la sua
collaborazione per la potente industria low cost: H & M, che nel 2001 gli
propone il lancio della sua collezione presso i punti vendita della griffa
internazione e dopo due giorni dal lancio della collezione si ottiene un quasi
sold out. Inizia cosi quella che è la carriera di uno degli uomini più
importanti nella moda, alla pari di stilisti che hanno fatto la storia quali:
Chanel, Versace, Laurent e Cavalli.
Attualmente è il capo dei disegnatori della Maison Chanel, direttore
creativo della Maison Fendi e dal 2010 disegna i modelli classici delle Hogan ,
in una sua chiave di lettura.
Tuttavia Karl non si limita a disegnare delle collezioni, egli
è anche un fotografo e regista. Numerose sono i cortometraggi da egli girati,
tra cui cito il recente: Once Upon a Time’ con l’attrice britannica Keira
Knightley, che interpreta il ruolo di Chanel.
Karl sa di essere la
grande potenza della moda e il 20 Settembre ha lanciato anche un suo
editoriale, con battute, fumetti e tant’altro, distribuito in tutti i negozi
Chanel e disponibile anche online sul sito del fotografo.
Numerosi sono anche i libri che parlano dello stilista, ma è
difficile dare un’opinione sulla vita di Karl. Egli è come Mida, qualsiasi cosa
tocchi diventa oro. Ha infatti creato
intorno a se un personaggio, sempre con gli occhiali scuri, camicia bianca e
completo nero, che critica ogni essere umano che non abbia un fisico statuario;
ricorderete la povera Adele ( la cantante ), dove poi ritirò quanto dichiarato.
Quello che molti non sanno è che Karl non era esattamente il figurino che
vediamo oggi, egli infatti dovette finire in cura da un dietologo e riuscì a
perdere 42 kili in 13 mesi, ma se non volete deprimervi non chiedetegli il
segreto, potrebbe con acidità rispondere niente zuccheri e niente carboidrati,
chissà cosa ne pensa Cara Delevingne di questo stile di vita..
Un’altra curiosità è
che il motivo principale per cui Karl indossa sempre gli occhiali scuri e per
il semplice fatto che egli non ama essere osservato, quindi utilizza gli
occhiali neri come una sorta di maschera per poter vedere, senza essere visto. Ancora
una volta un punto per Karl, e 0 punti per l’umanità.
Sulla genialità di Karl c’è poco da dire, cercate su Google
il sito ufficiale di Chanel ammirate la
nuova collezione per rendervi conto che oltre al personaggio c’è molto di più.
La genialità sta nel riprendere i classici delle maison in
cui lavora e renderli attuali senza
sfociare nel futurismo di Jeremy Scott. Poi diciamola tutta Karl non è uno
stilista, è lo stilista, è l’uomo per cui farei un viaggio in Afganistan pur di
passare un giorno con lui e vedere i suoi movimenti. Vi prego di non chiamare
la polizia e farmi arrestare per Stalking, o idee di stalking ( se fosse
possibile ndr ). Concludo con una
delle sue citazioni che forse ci fanno capire che noi effettivamente di Karl
non sappiamo niente, se non quello che egli stesso vuol farci sapere: Io non so
recitare che una parte: la mia.
P.s: Le citazioni riportate sono contenute nel libro: Il
mondo secondo Karl, della case editrice Rizzoli. Un libro che consiglio
vivamente a chiunque voglia saperne di più sul pensiero Karliano. E di
filosofia ce ne sarebbe da fare, anzi propongo un nuovo autore da studiare a
filosofia al posto di Kant: Karl.
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